Da sempre, la poesia di Remigio Bertolino appare come una voce emersa dal tempo; il poeta di Mondovì ci parla di un mondo di neve e ghiaccio, di vite al chiuso, in una “scura tana” (A mezzogiorno, in Litre d’ënvern, Aragno 2015), tenute in vita da “tuberi secchi” (T.S. Eliot): vite elementari, di pura sussistenza, che egli preleva da un immaginario archetipico che, appunto, è universale e non semplicemente ascrivibile al “mondo dei vinti” delle pianure, delle vallate e delle montagne del cuneese come fu ritratto da Nuto Revelli. Anche se questi versi scritti sotto la visione ossessionante del Monviso mostrano uno strenuo legame con quella terra, ci mostrano infatti come un forte senso del radicamento territoriale e culturale possa diventare il mezzo per aprirsi all’universalità: il loro afflato è comprensibile a tutti, perché a tutti un lungo inverno e una poca estate parlano di un mondo tragico, in cui la gioia è circonfusa di un alone di nebbia, e di un freddo che non è solo atmosferico. (Dalla Prefazione di Mauro Ferrari)
L'Autore:
Remigio Bertolino è nato a Montaldo Mondovì nel 1948; vive a Vicoforte. Ha iniziato a scrivere in dialetto piemontese negli anni Settanta con il racconto breve dedicato alla figura materna scomparsa giovane, Mia mare (Mia madre). Ha pubblicato varie raccolte poetiche: L’eva d’ënvern, 1986; A gatìpola dël nìvole, 1987; Sbaluch, 1989; A lum ëd fiòca, 1995; Ij sègn dl’Apocalisse, 1998; Ël vos, 2003; Stanse d’ënvern, 2006, Versi scelti 1976-2009, (puntoacapo 2010), La fin dël mond, (ivi 2013); Litre d’ënvern, 2015; Nuvole di primavera, 2019. In prosa sono usciti i volumi: Al ballo del tempo, 2005; Il maestro della montagna, 2009; Rabeschi, 2009. Nel 2017 per le edizioni Neos ha pubblicato L’uomo che raccontava della guerra del sale.
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€15.00Prezzo
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