Rami, segni... è così che ha inizio il nuovo libro di Marco Marangoni: rami che si fanno segni, pur restando rami; pagine che si sperdono per opera del vento; un fuoco che arde, fisico e simbolico insieme. Marco Marangoni ci ha abituati da sempre a una poesia fatta di ascolto e di silenzio, di percezioni minime che vengono da un luogo originario, germinale: parole-dove, parole-tempo, che si aprono a un infinito di suoni, all’improvviso di una gioia non prevista, pure così intensa, acuta. Non c’è poeta, oggi, che più di lui cerchi l’essenza del canto, e che lo cerchi dentro l’esperienza delle cose, del tempo che abitiamo: nei suoi versi – umanissimi e trepidanti – sentiamo la trafittura della vita, la potenza dell’invisibile, l’intensità purissima – e leopardianamente sentimentalissima – di una parola che conosce il senso della precarietà, il peso delle illusioni, delle memorie. E non c’è poeta, oggi, che più di lui si sia nutrito di emblemi filosofici: ma le sue parole hanno la consistenza di una ninfea, il bagliore di una chimera: «come / da un fondo si facesse la parola / e si sfogliasse il logos / come si sfoglia la rosa». (Nota di Giancarlo Pontiggia)
L'Autore:
Marco Marangoni (1961), ha pubblicato i testi poetici: Tempo e oltre (Campanotto Editore, 1994); Dove dimora la luce (I Quaderni del Battello Ebbro, 2002); Per quale avventura (Raffaelli Editore, 2007); Congiunzione amorosa (Moretti&Vitali, 2013); La passione degli anni (Stampa 2009, 2018). Alcune poesie sono state pubblicate in Almanacco dello specchio (Mondadori, 2006). È segretario e membro della giuria scientifica del Premio S. Vito al Tagliamento (PN). Ha ideato e cura, con Alberto Bertoni, Ossigeno nascente, atlante dei poeti contemporanei, on-line (Alma Mater Studiorum, Università di Bologna). Collabora con poesia.blog.rainews.it
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