Fra quadri di un’umanità dolente e una realtà sempre più buia e indecifrabile (“la verità è un cristallo / dagli innumerevoli profili / e dalle confuse suggestioni”) la poesia di Giovanni Trimeri si muove con grazia lirica e grande profondità di pensiero. Aleggia, in questi versi sommessi, la lezione di tanti maestri della modernità anche citati in epigrafe, mentre in sottofondo si percepisce la voce della classicità, i suoi temi universali filtrati però attraverso la sensibilità di un uomo di oggi, che osserva e medita sul mondo e su di sé, che percorre sentieri disusati (cavedagne, appunto) traendo un bilancio esistenziale venato di stoicismo. La presenza umile e discreta dell’amato albero di pero, un emblema che rifugge la magniloquenza di una certa araldica – la quale predilige, Montale docet, alberi e piante di ben altra supposta nobiltà – è il perno, il fondamento che non cede e non tradisce, cui si torna per un incontro sempre amicale e fraterno: il testimone di una vita “avvelenata / che precipita dentro abissi”, visto in un momento della vita in cui “è la fine dei giochi fasulli”. Mauro Ferrari
L'Autore:
Giovanni Trimeri (Arten, 1953) scrive poesie e storie. È stato redattore della rivista Abiti Lavoro, quaderni di scrittura operaia. Ha disseminato i suoi scritti critici e creativi in riviste, cataloghi, antologie e miscellanee. Ha pubblicato tre libri per bambini, una scelta di monologhi, sette raccolte di poesie e una trentina di plaquette, curate da editori di qualità tra i quali Pulcinoelefante e Il ragazzo innocuo. Con gli ex voto dell’artista GianAntonio Cecchin, nel 2021 ha pubblicato I miracoli di Val Canzoi, omaggio a I miracoli di Val Morel di Dino Buzzati (DBS editore) e nel 2024, con le foto di Matteo Scarpa, la narrazione ibrida Voci del verbo cancellare, sull’ex manicomio di Feltre (Ronzani editore).
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€15.00Prezzo
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